C'era una volta il Patchwork, quello "vero".
Creato da Superdonne dotate di una santa pazienza e infuse di una scienza quasi occulta, che fa loro combaciare al millimetro ogni angolino di stoffa ritagliata a regola d'arte utilizzando squadre e squadrette, misteriosi calcoli matematici, schemi scientificamente provati e algoritmi ancestrali...
E poi... E poi c'è il Patchwork-Zukk, quello che la sottoscritta ha voluto ad ogni costo provare, senza cognizione di causa alcuna, senza suggerimenti se non quelli trovati saltellando qua e là sul web, qualcuno carpito al telefono ad una cara amica dalle mani d'oro grazie Cristina!
Senza avere in casa un solo libro sull'argomento, conscia di essere al livello -001 sulla scala delle Quilters dilettanti, ma stanca di sbavare davanti a quegli "arazzi" favolosi ammirati nelle fiere, armata di un grande coraggio e una voglia irrefrenabile di far piazza pulita di ogni rimasuglio di stoffine accumulate da anni di "esperimenti" di cucito creativo, un bel giorno si è messa in testa di voler produrre una coperta.
Ma si, perchè mai iniziare da qualcosa di piccolo e semplice?
Suvvia, potevo non impazzire per mesi e mesi cucendo triangoli colorati (280!) come un'operaia alla catena di montaggio della Fiat nei tempi d'oro?
Ogni tanto la mia vocina interiore, quella assennata, si faceva sentire... Mi sussurrava: "Ma che fai? Cosa ti è saltato in mente? Non sai nulla sull'argomento..."
Ma io tiravo dritta, cucendo e scucendo i triangolini venuti troppo storti... (solo io riesco a produrre triangoli storti, mica poco eh!)
In fin dei conti, mi dicevo, chi è che ha inventato il Patchwork?
E' stata la mamma di Arlecchino!!!
Ve lo ricordate il vestito di carnevale? E' stato creato non molto distante da dove abito io, e non credo che le siano venuti tutti dritti nemmeno a lei i triangoli del vestito!
E così, dopo mesi e mesi di duro lavoro, ieri sera ho messo l'ultimo punto al bordino di contorno (che nel gergo di chi sa davvero fare questo lavoro si chiama "binding") e, con ancora il pollicione color rosso amaranto per il duro lavoro d'ago che è stato costretto a fare, con l'orgoglio di una neo-mamma che guarda la sua primogenita venuta non troppo bellina e precisa, ma con tutti i canoni che si era prefissata all'inizio di questo esperimento e cioè di non metter mano al portafogli se non per acquistare l'occorrente per il bordino, il filo in tinta e il pezzo di pile per il retro ("backing"), in modo da ripulire i cassetti dai rimasugli di stoffe (prima che torni la prossima edizione di Creattiva per poter aver spazio e la scusa per nuovi acquisti!) mi sono armata di macchina fotografica e ho immortalato la "mostruosa creatura"!
Alcune raccomandazioni urgono prima di mostrar le immagini:
A) Non ingrandite troppo le immagini...
B) Vietato andate a guardare il quinto triangolo della sesta fila...
C) Non fate caso alle cuciture dritte come una stradina di campagna dell'entroterra ligure...
E se qualche vera Quilter dov'esse mai capitare su questo post, la prego d'astenersi dal gettar Acqua Santa sullo schermo del P.C. per esorcizzare quest'obrobrio, prometto e spergiuro che prima o poi prendero' in seria considerazione l'iscrizione ad un corso!
Prima o poi...
Ed ecco come si puo' passare da una totale dedizione al bianco (vedi post precedente) ad un arcobaleno di colori che spero ci accompagni verso la primavera che non vuole arrivare!